Si parla di violenza di genere in tutti quei casi in cui viene espressa una forma di aggressione, vessazione, maltrattamento, minaccia, creazione di un clima pesante, di ricatto, di persecuzione di tipo fisico e/o psicologico, proveniente da un uomo e diretto ad una donna: tutti i comportamenti che non tengono conto della volontà della donna, che ha diritto a dire di sì e di no a qualsiasi idea o proposta come qualunque essere umano dotato di diritti e dignità, sono di per sé violenti.
Come è possibile immaginare, le donne che vivono una violenza di questo tipo, subiscono un trauma psico-fisico che può durare nel tempo, condizionandone sia la vita presente che quella futura. Il trauma vissuto e l'impatto emotivo ad esso legato, rimangono presenti nella memoria della vittima creando in lei stati ansiosi e depressivi. L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) attraverso il World Report On Violence And Health pone in evidenza le possibili conseguenze psicologiche dovute alla violenza di genere, come ad esempio l’abuso di alcol o droghe, ansia e depressione, disturbi dell’alimentazione e del sonno, sensi di vergogna e di colpa, fobie e attacchi di panico, scarsa autostima, disturbo da stress post-traumatico, disturbi psicosomatici, fumo, comportamento suicida e autolesionista, comportamenti sessuali a rischio.
Anche se in diversi casi le donne denunciano le violenze subite, altre rimangono nel silenzio, isolate per il timore di sentirsi giudicate. Queste donne spesso necessitano di un supporto psicologico per elaborare il dramma vissuto.
Ci sono anche casi in cui la donna non è consapevole della situazione che sta vivendo e della relazione patologica di tipo affettivo che ha instaurato con il proprio partner. Queste donne, per farsi ben volere sono disposte a fare cose spiacevoli e degradanti e, pur di stare nell’orbita dell’altro, possono accettare situazioni per chiunque intollerabili (Lingiardi V., 2005).
Queste persone soffrono di un profondo senso di inadeguatezza. Sono convinte che per essere amate devono sempre essere diligenti, amabili, sacrificarsi per l’altro per poter ricevere il suo amore. Anche quando questo vuol dire farsi male. Questo rappresenta un atteggiamento negativo verso se stessi. In questi casi parliamo di Dipendenza Affettiva, che contraddistingue una condizione relazionale negativa che è caratterizzata da una assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva e nelle sue manifestazioni all’interno della coppia, che tende a stressare e a creare nei “donatori d’amore a senso unico” malessere psicologico o fisico piuttosto che benessere e serenità. In sintesi, tali donne non riconoscono la propria condizione in ambito affettivo per il timore di rimanere da sole.