Attacchi di Panico

Cagliari e Quartu Sant'Elena


Il disturbo da attacchi di panico è una forma di ansia estrema, uno stato caratterizzato dalla presenza, nel corso di un certo periodo di tempo che può variare da settimane a mesi ad anni, di episodi di ansia acuta e molto intensa, chiamata, appunto, panico.

Per essere panico, l’ansia è quasi sempre essere spontanea e inaspettata, almeno nei primi uno-due attacchi: negli episodi successivi essa è generalmente preceduta dalla paura di fondo che l’attacco si possa riverificare: è anche questa una forma d’ansia, definita ansia anticipatoria.

Attacco di panico: durante un periodo di tempo molto breve, abitualmente di qualche minuto, ma anche fino a un’ora come massimo, il paziente vive un’esperienza intensissima e traumatizzante di paura psicologica e fisica. Immaginiamo che stia riposando, oppure guidando l’auto o ancora stia facendo acquisti al supermercato o si trovi in chiesa o stia cenando con amici: giunge senza preavviso un fortissimo e incontrollabile senso di paura: di impazzire, di prossimo svenimento o addirittura di morte.

Questa sensazione psicologica è determinata da un senso di profondo malessere associato a segni fisici spesso dolorosi: il cuore che batte tumultuosamente, il respiro che si fa corto e superficiale, la vista annebbiata, le mani e/o i piedi che si ghiacciano, la nausea, l’ipersudorazione, i tremori accentuati, il non sentire il proprio corpo (depersonalizzazione) o l’avvertire come improvvisamente estraneo il mondo circostante (derealizzazione). Si è letteralmente paralizzati dalla convinzione che si stia per impazzire o che la vita se ne stia andando. Un vero tormento che non accenna a diminuire e che lascia solo qualche pausa ma che sembra non finire mai. Il paziente cerca , se è in grado di farlo, di scappare via, di lasciare l’ambiente nel quale si trova, qualunque esso sia, senza badare ad altro che a cercare una via di fuga. Vorrebbe poter comunicare a qualcuno quello che succede ma la parola non esce e il pensiero non è sufficientemente lucido. Un senso di vergogna incomincia a farsi strada. Tutto questo è difficile da raccontare ma lascia un segno molto forte nella memoria e nell’esperienza. Abitualmente, una volta recuperata spontaneamente, la condizione di normalità, il paziente sa riferire con esattezza il giorno e l’ora in cui si è manifestato il primo episodio, come se avesse determinato una nuova fase della sua storia personale ma non è in grado ancora di descrivere con altrettanta precisione i sintomi provati.

A episodio finito, il paziente rimane sconvolto. Il primo attacco può essere seguito da un altro attacco a brevissima distanza di tempo oppure a distanza di settimane, mesi (più raramente anni). Può tuttavia rimanere il primo e unico della vita e non ripresentarsi più. La primissima esigenza del paziente è comunque quella di sentirsi rassicurato da qualcuno: il pronto soccorso, un medico o anche una farmacia. Vorrebbe sentirsi dire di che cosa si è trattato, ricevere una diagnosi. Normalmente, il paziente riceve un ansiolitico che attenua o fa scomparire del tutto il residuo ansioso post-critico ma non risolve con esso il problema se non per un limitato periodo di tempo (nel caso, per es., in cui gli attacchi si ripresentino a breve distanza di tempo). Infatti, per una maggiore riuscita dell'intervento, al trattamento farmacologico è necessario affiancare una psicoterapia. La psicoterapia, si rivela di grande efficacia, soprattutto nella stabilizzazione dei risultati.